SPERIMENTAZIONE NON STOP NEL VIGNETO

La ricerca aiuta gli agronomi Berlucchi nella gestione degli insetti in campo

Agosto 16, 2015

Il vigneto è un ecosistema complesso, dove convivono numerose forme di vita: tra queste, gli insetti hanno un  ruolo fondamentale.
In vigna esistono numerosi insetti utili (tra cui l’ape, che promuove l’impollinazione, la coccinella, che si nutre di afidi dannosi, e alcuni acari “guardiani”, antagonisti e predatori degli omologhi nocivi), come pure tanti insetti dannosi, vettori di patogeni oppure direttamente coinvolti nel danneggiamento della pianta e del frutto.
Il viticoltore deve valorizzare la presenza degli insetti utili, indispensabili al contenimento di quelli dannosi. Esistono metodi naturali, a basso impatto, che aiutano a ristabilire il delicato equilibrio tra le due “fazioni”: gli agronomi della Guido Berlucchi hanno attivato alcune interessanti sperimentazioni nei vigneti aziendali nell’area di Corte Franca, all’interno dell’anfiteatro morenico franciacortino.

Il legno nero è una patologia che, come la flavescenza dorata, provoca mancata lignificazione dei tralci, ingiallimento fogliare e notevoli perdite produttive. È causata da un citoplasma (parassita simile a un virus) trasportato da un insetto denominato “cicalina del legno nero”. Il legno nero colpisce circa il 4% dei vigneti franciacortini, e al momento non sono note cure efficaci: gli interventi hanno natura meramente preventiva, i ceppi infetti sono estirpati e le erbe infestanti, possibili fonti di inoculo, eliminate.
In collaborazione con il Consorzio Franciacorta e la Facoltà di agraria dell’Università di Milano, la Guido Berlucchi, insieme ad altre aziende del territorio, ha avviato un progetto di monitoraggio della cicalina. Nel vigneto Pizzini sono state posizionate trappole colorate contenenti colla vegetale, che catturano l’insetto e permettono agli agronomi di studiarne presenza e diffusione.

Anche la tignoletta puo’ causare notevoli danni alla produzione: le larve di questa farfalla danneggiano gli acini, favorendo la botrite.
Un’alternativa al trattamento insetticida è il dispenser che rilascia il ferormone femminile della tignoletta, disorientando il maschio della specie e limitandone il ciclo biologico e riproduttivo.
In collaborazione con l’istituto di San Michele all’Adige, gli agronomi della Guido Berlucchi stanno testando diverse tipologie di erogatori di ferormone tra cui i puffer, bombolette spray che ogni 15 minuti erogano il ferormone della tignoletta. Due puffer sono sufficienti a “coprire” un ettaro di vigneto per l’intera stagione.


Non solo: l’azienda sta testando nel vigneto Piazze un nuovo sistema di monitoraggio della tignoletta mediante il posizionamento di una fotocamera all’interno della trappola a ferormoni. Attraverso scatti fotografici temporizzati, il dispositivo permette l’osservazione a distanza delle catture giornaliere. Sono state posizionate quattro trappole con fotocamere, e le immagini sono regolarmente inviate sul cellulare dell’agronomo, mediante un sistema wireless alimentato da un pannello solare posizionato nel vigneto. Lo scatto fotografico è utile per contare la popolazione delle tignolette e valutare metodi contenitivi dell’insetto.

In collaborazione con il Dipartimento di patologia vegetale dell’Università di Milano, l’azienda sta da alcuni anni testando nuove molecole utili alla lotta delle più comuni problematiche della vite. Nel  vigneto Zani è stato predisposto un “campo prova” con blocchi randomizzati, dove settimanalmente vengono fatti rilievi per confrontare fra loro i nuovi principi attivi di origine naturale (polveri di roccia, porcellana, estratti vegetali , bicarbonati) per comprendere gli effetti del loro utilizzo sulle principali patologie.

È vicina all’omeopatia l’ultima innovazione portata in vigna dagli agronomi Berlucchi, alla ricerca di alternative naturali che sostituiscano il rame nella lotta biologica.
Quando la vite è attaccata da agenti patogeni esterni, avviene la sintesi di anticorpi naturali, le fitoalessine, che isolano il patogeno e ne inibiscono lo sviluppo. La rapidità della risposta immunitaria della vite è la chiave della resistenza al patogeno.
L’azienda sta testando nel vigneto Maclo’ alcuni prodotti naturali che presentano caratteristiche simili ai principali patogeni della vite, per esempio la composizione della parete cellulare. Questi estratti vegetali, applicati alla pianta, sono avvertiti come patogeni e stimolano la sintesi di fitoalessine, rendendo la pianta più resistente alle malattie. È al momento in corso una prova con l’alga atlantica Laminaria, la cui parete cellulare contiene glucani, gli stessi componenti dei funghi oomiceti della peronospora.