Si parla tanto di territorio, ma ogni tanto è meglio far memoria sui “fondamentali”.
Parliamo delle uve che compongono il Franciacorta.
Chardonnay e Pinot nero sono quelle più utilizzate, senza dimenticare che anche il Pinot Bianco può essere impiegato per produrre Franciacorta (ma mai sopra il 50%).
E’ facile trovare solo Chardonnay in purezza su alcune produzioni. Quasi sempre il Satèn è esclusivamente Chardonnay (in questa tipologia di vino non si può utilizzare Pinot Nero).
Molto più facile trovare un “blend” delle due uve principali. Nei Franciacorta “bianchi”, lo Chardonnay è quasi sempre maggioritario, mentre il Pinot nero aumenta nelle versioni “rosé”, dove non può essere inferiore al 25%.
Ci sono poi eccezioni come ottimi Chardonnay in purezza, oppure Pinot Nero vinificato in bianco, con apporti di sciroppo di dosaggio minimi, volti a esaltare la qualità nativa del vino.
Grappoli di Chardonnay sono scaricati in pressa
Ma la differenza principale tra le uve qual è?
Lo Chardonnay riesce a sviluppare una varietà di componenti aromatiche (soprattutto quando il passaggio sui lieviti è più lungo) perfette per donare armonia e morbidezza.
Il Pinot Nero regala corpo, complessità, mineralità; può essere austero e quasi tagliente.
Per questo motivo vengono messi spesso insieme e in proporzione variabile, proprio per massimizzare le specifiche caratteristiche.
Quindi, se cercate più morbidezza, provate uno Chardonnay in purezza, mentre se inseguite più corpo e struttura scegliete un Pinot Nero al 100%. In mezzo avete un incredibile varietà e complessità, e magari quel che vi piace di più è proprio una sapiente fusione dei due…